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GRANDI NAVI, FORSE CI SIAMO

GRANDI NAVI, FORSE CI SIAMO

Un articolo di Enrico Tantucci sulla Nuova Venezia di ieri 28 luglio riporta i risultati di un’interessante ricerca sulle navi da crociera dopo il decreto Draghi che le bandisce dalla laguna assegnando loro degli ormeggi provvisori a Marghera fino alla costruzione di un apposito porto d’altura. Evidentemente le due soluzioni sono sembrate egualmente problematiche agli armatori delle Compagnie, che hanno preferito cautelarsi assicurandosi delle altre basi per l’alto Adriatico. Sono basi forse provvisorie, ma che forse hanno buone probabilità di diventare definitive. Venezia e la sua laguna sarebbero così liberate una volta per tutte dai “giganti del mare” con il loro carico di danni per la laguna, di inquinamento, di turismo di massa per le strade e i negozi della città.
Tantucci elenca in dettaglio gli accordi che le varie compagnie hanno concluso per gli ormeggi dei prossimi anni:
– MSC Crociere userà il porto di Monfalcone (pur mantenendo la Marittima di Venezia come terminal per le persone);
– Costa Crociere andrà a Trieste;
– Royal Caribbean userà Ravenna come porto principale (con lavori da 60 milioni di euro per adattare le banchine).

Le tre Compagnie gestiscono quasi tutte le grandi navi che finora sono entrate a Venezia. Queste loro decisioni fanno presagire che esse abbiano trovato poco affidabili le soluzioni proposte dal governo italiano con il decreto Draghi, che prevede anzitutto il divieto d’ingresso per le navi superiori alle 25.000 tonnellate di stazza (ossia quasi tutte quelle da loro gestite) e poi il lancio di un concorso per la costruzione di un apposito porto d’altura, con l’uso, nel frattempo, di ormeggi a Marghera (ormeggi da sistemare, con un percorso di 22 chilometri dentro la laguna e importanti allargamenti del Canale dei Petroli).

Trovate qui sotto l’articolo di Enrico Tantucci. E sotto ancora un articolo comparso sulla Nuova Venezia di oggi 29 Luglio, nel quale vengono riportate le giuste proteste dei lavoratori del porto che chiedono un sostegno per le perdite che subiranno. Anche questo fatto dimostra che se si lascia dilagare la monocultura turistica ci si trova poi a esserne schiavi.

 

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