Gestirà anche il Mose. Urbanista e paesaggista in pensione, 71 anni, nessuna competenza da segnalare nel campo della morfologia della laguna e delle sua salvaguardia. Zanella (Verdi e sinistra): «Ancora una volta le logiche della politica hanno il sopravvento rispetto alle competenze scientifiche

Manca solo l’avallo della Corte dei Conti perché Roberto Rossetto venga nominato presidente dell’Autorità per la Laguna di Venezia, il nuovo ente che dovrà raccogliere l’eredità del Magistrato delle Acque e che avrà in gestione il Mose quando, presumibilmente il prossimo anno, il Consorzio Venezia Nuova terminerà i lavori e chiuderà i battenti.

Ma chi è costui? Nel curriculum Rossetto si dipinge come un urbanista e paesaggista in pensione con una lunga attività nel settore privato. Tutto qua. Nessun “incarico istituzionali di grande responsabilità e rilievo” come richiede l’articolo 95 del decreto legge 14 agosto 2020 n.104 che istituisce l’Autorità per la Laguna. Nessuna competenza particolare da segnalare nel campo della morfologia della laguna e delle sua salvaguardia, anche queste caratteristiche richieste dalla legge. In altre parole, si tratta di un illustre sconosciuto. Un illustre sconosciuto gradito però al potere politico che, dopo tre anni di impasse, ha fatto quadrato attorno a lui. A caldeggiare la nomina di Rossetto infatti è il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ed il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.

«Siamo di fronte all’ennesima nomina politica» sostiene la deputata Luana Zanella, Alleanza verdi e sinistra che ha chiesto che l’urbanista venga ascoltato in commissione Ambiente della Camera. «Ancora una volta, di fronte ad un problema delicatissimo come la salvaguardia della laguna di Venezia, le logiche della politica hanno il sopravvento rispetto alle competenze scientifiche». La deputata Zanella ha sollevato anche il problema dell’età di Rossetto, 71 anni, e il suo stato di pensionato, in quanto il comma 9 dell’articolo 5 del decreto-legge n. 95 del 2012 vieta l’attribuzione di incarichi ai lavoratori collocati in quiescenza. Come se non bastasse, la legge istituiva dell’Autorità prevede che il presidente sia scelto tra una rosa di candidati papabili. Una rosa che, nel caso di Rossetto ha solo un petalo: il suo.

Tutte incompatibilità che non preoccupano l’urbanista che in città si è già reso operativo concedendosi a conferenze stampa e partecipando a vari incontri col sindaco Brugnaro per discutere sul da farsi, proprio come se la nomina fosse già nelle sue tasche.

Un comportamento che l’associazione Ambiente Venezia non ha esitato a definire «arrogante», sottolineando anche presunti conflitti di interesse. Rossetto, si legge in una nota dell’associazione ambientalista, «svolge attività professionale privata su progetti gestiti dal ministero delle Infrastrutture. Inoltre ha in essere incarichi professionali con le Istituzioni che lo hanno indicato, come la Regione con la Pedemontana Veneta, e il Comune con cui ha incarichi di consulenza per valutazioni ambientali. Essendo un libero professionista, la normativa prevede una interruzione di rapporto da almeno due anni». Ambiente Venezia lancia un appello alla Corte dei Conti, l’ultimo ostacolo alla nomina di Rossetto: «Non vogliamo altro che la nomina sia conforme alla legge e che venga seguito il corretto percorso di comparazione e selezione dei candidati».

Non sa cosa pensare Luigi D’Alpaos, professore emerito di Idraulica dell’Università di Padova, uno dei massimi esperti della morfologia lagunare. Non sa cosa pensare perché non ha mai sentito parlare di Roberto Rossetto prima. «In tutti questi anni non l’ho mai sentito intervenire sui fatti e sulle opere lagunare su cui si discute. Non so quale sia la sua esperienza su questo campo e quindi non saprei cosa pensare della sua nomina. Quel poco che l’ho sentito dire, su interviste apparse nei giornali di questi giorni, sono solo dichiarazioni quantomeno fuori tempo e fuori luogo. Ed invece un incarico di questo tipo dovrebbe prevedere una bagaglio di conoscenze vastissimo, non solo idrauliche e morfologiche. Ma oramai la salvaguardia della laguna è solo uno specchietto per le allodole, tutti ne parlano e nessuno la pratica».