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MA QUANTO GUADAGNANO I TASSISTI A VENEZIA?

MA QUANTO GUADAGNANO I TASSISTI A VENEZIA?

Il vero guadagno di un tassista a Venezia è sempre stato uno dei segreti meglio custoditi dalle corporazioni veneziane che vivono (agiatamente) di turismo, come i gondolieri, i bancarellari, i ristoratori. Ma adesso uno di loro si è lasciato sfuggire qualche numero, che è diventato di dominio pubblico. Lo trovate nell’articolo del Gazzettino che riporto qui sotto. La persona che parla è un “sostituto”, sostanzialmente un dipendente del proprietario della licenza di taxi, al quale la barca viene affidata durante le ore in cui il proprietario non ci lavora. Dal contesto della discussione si inferisce che un tassista può facilmente incassare mille euro per turno di lavoro e (suppongo meno facilmente) anche millecinquecento. Di questi, una percentuale tra il venti e il ventisette va al “sostituto”, mentre il resto rimane al titolare della licenza. Sono cifre strabilianti, che cozzano contro una realtà in cui un professore di scuola media o di liceo non arriva a duemila euro al mese pur svolgendo un’attività di ben altra importanza e difficoltà. D’altra parte la cosa era già nota fin da quando, anni fa, era trapelata la notizia del vero costo di una licenza di taxi, che si aggira oggi sui settecentomila euro (come quella di una licenza di gondoliere), mentre non è ancora noto quanto si fanno pagare ogni mese dai bengalesi i proprietari delle licenze di “ambulante” che intasano la Riva degli Schiavoni e tanti altri luoghi, in sé meravigliosi, della nostra città.


 

 

 

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This Post Has One Comment
  1. Buongiorno, scrivo non tanto per entrare nel merito delle retribuzioni dei sostituti tassisti, oppure delle altre categorie menzionate (di cui faccio parte), a cui però aggiungerei commercialisti, avvocati e dottori vari, i quali traggono profitto dalla lentezza e vacuità del servizio pubblico e difficilmente dichiarano quanto realmente guadagnato, ma per cercare di essere un po’ più pragmatico. L’occhiolino accondiscendente credo faccia parte ormai del dna italiano, non spremiamoci il limone negl’occhi e cerchiamo di essere realisti, la pressione fiscale italiana è insopportabile, vorrei sapere chi, ricco o povero esso sia, non conservi uno scheletro nel armadio…
    Suvvia, mi sembra tanto assomigli ad una caccia ai pesci facili e si usi come capri espiatori sempre le stesse categorie, ben lontani però dal fare un mea-culpa personale e tirare la prima pietra se ben non molto sicuri d’esser senza alcun peccato.
    Mi spiace esser cosi schietto, ma il male di Venezia è l’avidità ed il menefreghismo dei Veneziani per primi, che hanno svenduto la propria mervigliosa città per il vil danaro. Non prendiamoci in giro ed amettiamo una volta per tutte che chi è causa del suo mal deve piangere sé stesso.
    Venezia è persa e votata al senso unico della devozione al dio denaro dal turismo dipendente. Chi sogna la Venezia di quaranta, cinquanta o sessant’anni fa, chi ricerca le acque della Laguna immobili, piatte come nei quadri del Canaletto, insegue un’utopia e sarebbe ora e tempo che se ne rendesse conto.
    Indubbiamente margini di miglioramento ce ne sono, anche se per sola volontà politica, difficilmente raggiungibili, certo che il gioco dello scarica-barile tra categorie, dubito ci possa portar lontano. Son convinto che le cose che non vanno a Venezia, siano molte di più di quelle che funzionano, Venezia è un boccone troppo ghiotto ed in pochi sanno resistere.
    Mille progetti e poche cocretizzazioni, tanto fumo e niente arrosto.
    Un esempio, l’Assemblea degli Stati Generali a San Giuliano, a cosa ha portato? A nulla, tutto fumo negl’occhi… Quello che manca sono persone dai principi stoici, le quali antepongano il proprio interesse al bene della Città e dei suoi Cittadini.
    “Veneziani gran signori”, no credo più oramai, Veneziani gran ingordi, avidi e sfruttatori. Credo ci identifichi meglio…

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