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TROPPO ZOLFO NELL’ARIA? BUTTIAMOLO IN MARE

TROPPO ZOLFO NELL’ARIA? BUTTIAMOLO IN MARE

Il giornale inglese The Independent ha pubblicato e inserito online il 29 settembre un articolo del giornalista Wil Crisp che illustra il sistema adottato dalle grandi navi di tutto il mondo per circuire le disposizioni anti-inquinamento adottate dall’IMO (International Maritime Organisation) che diverranno effettive il 1 gennaio 2020. Tali regole obbligano a una drastica riduzione dei quantitativi di zolfo immessi nell’atmosfera attraverso i fumi di scarico. La soluzione adottata (e accettata dall’IMO) è stata quella di filtrare i fumi con appositi (costosissimi) apparati chiamati SCRUBBERS (dal verbo to scrub, ripulire fregando o spazzolando), che raccolgono lo zolfo e … lo scaricano in mare.

Una multinazionale norvegese che si occupa di energia e ambiente, la GNV (Det Norske Veritas) ha calcolato che gli scrubbers sono stati installati o sono in via di installazione in 3.456 navi, a un costo medio di 3 milioni di euro per nave, il che porta la spesa totale a circa 12 miliardi di euro, cifra che rende ben difficile un passo indietro. In realtà gli “spazzolatori” possono essere “a circuito aperto o chiuso”. Quelli a circuito chiuso, che portano gli zolfi a terra per il trattamento, sono più costosi e quasi nessuna nave li ha adottati (solo 20 navi secondo l’articolo). Tutte le altre scaricano lo zolfo in mare. Lo ICCT (International Council on Clean Transportation, una ong che studia i trasporti) ha calcolato che in un anno verranno scaricate in mare 180 milioni di tonnellate di acqua contaminata. Il governo inglese è preoccupato per la salute del Canale della Manica, già gravemente compromesso. Così sarà certamente il nostro Adriatico settentrionale anche per via delle navi da crociera. “Circa metà delle 500 navi da crociera del mondo hanno già installato gli scrubbers o li hanno ordinati. Quelle navi operano spesso nelle aree più belle e incontaminate del pianeta, cosa che ci rende particolarmente preoccupati,” ha detto un funzionario della ICCT.

A conferma della serietà del problema, si apprende che il governo cinese ha già proibito lo scarico di “spazzolatori” entro 12 miglia dalle sue coste, e che autorità locali in Belgio, Germania, Irlanda e Stati Uniti hanno approvato misure simili. Non credo che così farà la Capitaneria di Porto di Venezia spinta dal sindaco Brugnaro. Temo invece che il mare Adriatico dovrà subire questo ulteriore colpo alla sua integrità, a meno che gli abitanti delle sue rive si ribellino con la fermezza necessaria. Ma anche Venezia come città ha dovuto subire i colpi inferti dal turismo di massa e non ha saputo o voluto ribellarsi. La gente, a quanto pare, non vede facilmente al di là dei suoi interessi immediati.

Leggete qui l’articolo originale su The Independent.

Leggete qui una traduzione italiana quasi completa su notiziescientifiche.it.

I miei ringraziamenti al gruppo nograndinavivenezia per aver segnalato per primo l’articolo.

 

 

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