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“VOGLIAMO I TURISTI RICCHI (MA NON I POVERI)”

“VOGLIAMO I TURISTI RICCHI (MA NON I POVERI)”

E’ questo il criterio, a mio avviso sbagliatissimo, che guida molte delle persone che si oppongono al turismo di massa a Venezia. Per loro, regolare i flussi significa discriminare sulla base della ricchezza: “vogliamo i turisti abbienti” dichiara il proprietario dell’Hotel Hungaria in un’intervista pubblicata dal Gazzettino a tutta pagina. “E’ stato un errore concedere le licenze a tutti quegli alberghi accanto alla stazione di Mestre” continua: ma non per il danno ai residenti di Mestre o ai pendolari di Venezia o per le strade e i mezzi di trasporto veneziani: è stato un danno perché tutti quei visitatori non contribuiscono all’economia del territorio. “Se portano soldi, sono graditi” è l’assioma sottinteso di tanti veneziani, inclusi i membri dell’amministrazione comunale.
Ma il fatto di portare ricchezza (a pochi operatori del settore) giustifica le strade intasate, la trasformazione dei palazzi in alberghi, la mancanza di vita locale, la sparizione dei negozi di quartiere, la “gentrificazione” dell’antica Venezia?   E ancora: è giusto escludere dalle visite tutti coloro che non sono ricchi? Gli studenti, le classi medie e medio basse?
La regolazione dei flussi, che è assolutamente necessaria, non può avvenire sulla base del censo. La sola base accettabile è quella che poggia sui numeri e sulla prenotazione anticipata. Chi vuole visitare la città per ragioni diverse dalla moda o dalla noia dovrà dimostrare il suo interesse prenotando la visita (anche di poche ore, senza pernottamento) con l’anticipo necessario a mantenere i flussi entro numeri accettabili. Quanto agli alberghi, ne abbiamo anche troppi, di gran lunga. Permettere quelli della stazione di Mestre è stato un errore gravissimo, ma non perché non portano soldi; semplicemente perché scacciano i residenti, i negozi, le cultura e la vita locale.

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