TROPPO TURISMO, MA NON SI SA CHE FARE
Ancora una volta un articolo competente e appassionato sul turismo a Venezia. Ne è autore Filippomaria Pontani, docente ordinario a Ca’ Foscari. Anche questo articolo non può far altro, purtroppo, che registrare gli ultimi sviluppi e confermare le ben note tendenze allo spopolamento della città e alla sua trasformazione in parco turistico. Lo segnalo anche perché indica due testi recenti di grande interesse sull’argomento e perché ricostruisce bene il percorso che ha portato la città al presente degrado, sottolineando anche la responsbilità di Massimo Cacciari quando ne è stato sindaco.
Mancando di una proposta concreta per un’inversione di tendenza, anche questo penetrante testo è destinato a rimanere una voce senza efficacia. Eppure un’evidenza semplicissima dovrebbe balzare agli occhi: se il turismo di massa è la causa principale che impedisce il fiorire di un’economia locale e di un ripopolamento, occorre limitarne drasticamente la portata. E per farlo occorre cominciare dai gruppi mordi-e-fuggi, dalla crociere e dagli appartamenti destinati a locazione turistica. Non è così difficile capirlo. Eppure nessuno lancia proposte concrete in quel senso. Francamente non riesco a capire il perché di questo strano comportamento dei tanti veneziani e amanti sinceri della città che vorrebbero vederla risorgere a una vita produttiva.
Trovate il testo completo dell’articolo cliccando qui (è comparso il 21 maggio sul Fatto Quotidiano e su emergenzacultura.org).
Paolo, io ho presente i lancioni che nessuno menziona mai e che quotidianamente vomitano maree di gruppi provenienti da punta sabbioni etc. Inoltre Mestre ne infila a gogo sui bus, proprio grazie anche ai capienti alberghetti aperti da poco proprio a ridosso della stazione
Non è vero che non ci sono le proposte concrete. Questa mia è ultraconcreta : http://www.giorgio-fabbi.webnode.it . Il guaio è che non viene reclamizzata per non darmi visibilità temendo che me ne voglia servire per chissà quale scopo mentre io non voglio nulla se non un grazie. E poi è talmente semplice che fa sfigurare tanta gente che non è stata capace di pensarci.