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IL PARLAMENTO VUOLE LE CROCIERE A VENEZIA

IL PARLAMENTO VUOLE LE CROCIERE A VENEZIA

Per gli amici che non abitano a Venezia o non hanno l’agio di seguire le vicende locali giorno per giorno, riassumo qui la situazione riguardo alle navi da crociera. Si legge e si sente dire dappertutto che finalmente l’Italia si è decisa: dopo tante discussioni e battaglie ha vinto il partito che si oppone alla presenza delle grandi navi a Venezia (anche a me sono arrivati fiumi di congratulazioni quando le decisioni del governo sono state rese pubbliche).
Ma non è vero!
Le grandi navi continueranno a venire, e anzi si costruiranno per loro altri ormeggi e un intero porto nuovo di zecca!  Ieri la Camera dei deputati ha votato il decreto che regolerà le cose e perciò questo può essere un momento pportuno per capire che cosa stia succedendo.
Il decreto dichiara che non c’è limite alla grandezza delle navi né al numero di passeggeri che porteranno. Dice solo che le meno gigantesche (quelle, per capirci, grandi come il transatlantico Titanic che stazzava 36.000 tonnellate; per Venezia si abbonda un poco perché il limite è di 40.000) continueranno a passare davanti al Palazzo Ducale, mentre quelle ancora superiori (oggi si arriva oltre le 130.000 tonnellate) entreranno in laguna, percorreranno un canale artificiale lungo 16 chilometri e si fermeranno a Marghera, sede di un porto industriale a quattro-cinque chilometri in via d’aria da piazza San Marco.
Dunque le grandi navi ce le terremo, con il loro carico d’inquinamento, di frettolosi turisti (fino a 30.000 al giorno), di calli e ponti intasati, di negozi di ricordini, di bar e caffè lungo ogni riva di canale larga abbastanza per posizionarci un tavolino.
Nel frattempo (cinque-dieci anni) il governo italiano generosamente costruirà subito fuori dalla laguna un porto destinato proprio a loro, i giganti del mare e del turismo mordi-e-fuggi. In questo modo si istituzionalizza in modo definitivo la funzione di Venezia come centro di attrazione turistica, rinunciando definitivamente (se mai lo si era considerato) a vederla come un centro di produzione di beni, di aziende produttive, di attività capaci di partecipare alle economie del futuro anche immediato.
Inserisco qui sotto un articolo del Gazzettino di oggi 13 maggio,che ben descrive lo stato delle cose dopo il voto di ieri nel parlamento.

 

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