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VENEZIA CITTA’ A PAGAMENTO

VENEZIA CITTA’ A PAGAMENTO

La “gestione” del turismo nella Venezia del futuro sta prendendo forma in modo sempre più concreto. Come un parco del tipo di Gardaland o Disneyland, sarà aperta a pagamento (salvo per chi ci abita o ci lavora). Le porte d’ingresso saranno probabilmente nove, e in ciascuna saranno installati dei passaggi mobili (come i “tornelli” sperimentati due anni or sono): chi ha pagato potrà entrare, gli altri resteranno fuori. Il Comune sta già preparando i bandi per la fornitura delle porte d’ingresso. In questo modo non si limita il numero dei turisti “escursionisti” (non pernottanti), ma si cerca soltanto di fare cassa. Certo accadrà che molte famiglie di abitanti delle vicinanze rinunceranno alla gita di poche ore a Venezia (specialmente in primavera, una bella abitudine di molti residenti delle vicinanze); ma non escluderà certamente le folle che includono qualche ora a Venezia nei loro giri turistici organizzati (come i cinesi, che visitano più località europee in otto o dieci giorni).
Giustamente il consigliere comunale Marco Gasparinetti ha dichiarato: “Più che gestire i flussi, il contributo d’accesso li monetizza”; e un altro consigliere, Giovanni Andrea Martini, ha aggiunto: “Si vuole arrivare a rendere invivibile la vita ai residenti pur di far arrivare quanti più turisti possibile” (parole citate in un articolo del Corriere del Veneto). E un’altra consigliera ancora, Monica Sambo del Pd, ha dichiarato con lungimiranza: “Avremmo potuto sfruttare il periodo della pandemia per ripensare a un nuovo modello per Venezia, ma l’amministrazione si comporta come se nulla fosse successo”.
E’ la prima volta che in consiglio comunale siedono più persone (spesso a capo di movimenti politici o gruppi molto consistenti) che contestano fortemente l’attuale gestione del turismo. La cosa potrebbe generare delle sorprese nelle prossime elezioni se l’elettorato sarà composto da residenti della città anziché, come accade oggi, per la maggior parte da abitanti della terraferma. E se su scala nazionale si riuscirà pianificare un destino razionale per le aree di Marghera, Tessera e per le attività che potrebbero nascere in una Venezia liberata dall’eccesso di turismo. Forse proprio l’installazione delle porte d’accesso nel 2022 potrebbe dimostrare l’assurdità dell’attuale gestione e spingere gli elettori a cercare una Venezia più viva e più produttiva.

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