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IDENTITA’, COMPETIZIONE E IL DNA DELLA SPECIE

IDENTITA’, COMPETIZIONE E IL DNA DELLA SPECIE

La pagina qui sopra contiene la lista degli ebrei da eliminare, presentata e approvata dai gerarchi tedeschi nella famigerata Conferenza di Wallensee il 20 gennaio 1942. In totale si tratta di undici milioni di persone. Nella lettera di convocazione, si precisava:
«Non possiamo fucilarli tutti, non possiamo avvelenarli, ma possiamo attuare interventi che in qualche modo portino a un annientamento. Questi provvedimenti giganteschi saranno messi a punto da decisioni che verranno prese nel Reich. Il Governatorato generale deve essere liberato dagli ebrei alla stregua del Reich. Dove e come saranno attuati questi progetti, spetterà deciderlo alle istanze che dobbiamo designare e istituire sul posto»  (cliccare qui per il testo completo).
Oggi 27 gennaio è la giornata della memoria per gli orrori della Shoah. Giornata di profonda tristezza e di vergogna per la “cultura” di quell’Europa alla quale noi apparteniamo, che ha potuto generare e mettere in pratica un simile mostruoso processo. Tanto da riflettere per noi, che della cultura europea siamo figli e che spesso dimentichiamo come la crudeltà, la barbarie, l’assurda violenza sono ancora dietro l’angolo, pronte a scatenarsi appena una scintilla li infiammi. Oggi si sta subdolamente imponendo il concetto di “identità” locale o regionale, che comincia a muovere popolazioni intere verso la competizione e verso l’esclusione di altre, egualmente fiere e combattive, “identità”. America First, Prima gli italiani, e così via.
Tutto proviene da quella potentissima spinta che sta nel DNA della specie umana e che è la molla dell’evoluzione di ogni animale sulla terra (e forse anche altrove). Due sono le grandi forze dell’evoluzione, secondo E. O. Wilson, il grande zoologo e biologo scomparso da poche settimane: la selezione individuale e la selezione di gruppo. Per quanto riguarda la specie umana, Wilson scrive: “Noi abbiamo una tendenza compulsiva ad appartenere a gruppi (o a crearne al bisogno)… Tendiamo a pensare che il nostro gruppo sia superiore agli altri e definiamo la nostra identità personale in quanto suoi membri” (p. 17 del testo qui sotto). E continua: “Un’amplificazione di questa predisposizione chiaramente innata porta con spaventosa facilità al razzismo e al fanatismo religioso; e allora, ancora una volta con facilità spaventosa, capita che brave persone compiano azioni malvage. E parlo per esperienza, essendo cresciuto nel profondo sud degli Stati Uniti negli anni Trenta e Quaranta”(p. 22). Che queste parole ci siano di monito nella nostra vita politica e nelle piccole e grandi scelte di ogni giorno.

 

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