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CAMBIAMO IL VOCABOLARIO E I RESIDENTI TORNANO

Venezia si sta spopolando? I residenti scendono sotto i 50.000? Non c’è problema: basta cambiare la definizione di residente. Secondo Laura Besio, assessora ai servizi al cittadino nella giunta Brugnaro, bisogna includervi anche “quanti studiano e lavorano in città”. Perfetto: tra Ca’ Foscari e IUAV ci sono circa 30 mila studenti; poi ci sono altre 25 mila persone che arrivano ogni mattina per lavoro (camerieri, trasportatori, ma anche medici e professionisti che non si possono permettere gli altissimi affitti). Poco importa all’assessora che quei poveri studenti vengano in treno da Treviso o da Preganziol e che i lavoratori abitano tutti altrove. Ma non basta. A cambare il vocabolario contribuirebbe anche la “contessa e avvocata” (cito da un articolo di Repubblica) Chiara Monica Donà Dalle Rose, secondo cui “ci sono tante persone che vivono qui gran parte dell’anno o tanti ex stranieri”, insomma tanti proprietari di seconde case. Isogna dirlo agli estensori di Treccani e Zingarelli: anche quelli devono contare.
Evidentemente all’assessora e all’avvocata la città va bene così. I negozi mancanti, le bancarelle e i plateatici dappertutto, gli scuri delle case sbarrati nella bassa stagione turistica, la fine di ogni tradizione e abitudine locale, le calli  e i ponti intasati, il moto ondoso che tutto distrugge, sono cose che non contano, anzi.  “Venezia è molto viva” esclama l’avvocata e contessa. Si riferirà ai pranzi e cene sulle altane delle seconde case?
Non così la pensa l’urbanista e scrittrice Paola Somma:”Non raccontamoci fiabe, chi decide le sorti della città è il denaro,, non più i cittadini” ha scritto nel suo bellissimo libro “Privati di Venezia.” (L’articolo da cui cito, e che riporto qui sotto, è sulla Repubblica di oggi 10 agosto 2022).

 

 

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