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Venezia Presente E Futura, Guardiamole In Faccia

Venezia presente e futura, guardiamole in faccia

Due articoli presi quasi a caso in un giornale di oggi (la Nuova Venezia, lunedì’ 29 luglio) mi spingono a cercare di far ordine nella in una mente (la mia) che a volte preferisce “non pensarci” anziché guardare in faccia una realtà dolorosa.
Qual è la vera situazione in cui si trova Venezia negli ultimi anni?
Non c’è dubbio che la città sia diventata sempre più dipendente da un’economia basata sul turismo. Uno degli articoli di oggi testimonia che la stessa cosa sta accadendo anche a Mestre (a via Ca’ Marcello io lavoravo da ragazzo, nei mesi di vacanza dal liceo, nel campeggio di Livio Fabris, dove ho imparato il tedesco e guadagnato i primi stipendietti; forse per questo mi ha colpito la descrizione che ne fa oggi il presidente  della Municipalità: “Via Ca’ Marcello aveva certamente bisogno di essere riqualificata, ma non per questo Mestre doveva essere messa a sacco dalla monocultura turistica”). Di nuovo, a Venezia città, ci sono le tremende navi da crociera, l’invasione degli appartamenti in affitto turistico, i plateatici in aumento, i turisti dappertutto, e un sindaco che (cito ancora il Presidente della Municipalità) “ha scientemente smantellato ogni regia pubblica” per non ostacolare lo “sviluppo” creato dai privati. Tutte cose che sappiamo.
Quello che resta poco chiaro è: che cosa si può fare? Come arrestare il fenomeno dilagante della trasformazione in parco a tema?
Le misure parziali non servono. Se fosse possibile aggiungere altri vaporetti alla linea 1 ciò non aiuterebbe: servirebbe solo ad accogliere ancora più turisti. Lo stesso vale per l’idea di “spalmare” i visitatori nelle poche zone rimaste meno intasate. Stessa cosa per la “tassa di sbarco”: serve solo a creare strutture capaci di aumentare il numero dei visitatori. Quello che Brugnaro sta cercando di fare è gestire il parco a tema in modo che renda il massimo ai suoi proprietari (che non sono “i veneziani” ma i proprietari dei fondi, dei muri, delle compagnie di viaggio, delle grandi navi. Ai “veneziani” restano i lavori di commessi, trasportatori e pochi impieghi come professionisti dei servizi).
Allora?
Se si vuole salvare la città come luogo in cui vivere e abitare, occorrono delle misure radicali:
1. Limitare il numero dei turisti non pernottanti mettendo un limite ai permessi d’entrata: 10.000 al giorno, per cominciare (contro gli attuali 50.000 circa).
2. Limitare i posti letto negli alberghi agli 11.000 degli anni 90 del secolo scorso (oggi sono circa18.000).
3. Arrestare e invertire il fenomeno degli appartamenti in affitto (oggi circa 6.000 appartamenti con 20.000
posti letto).
4. Gradualmente sostituire l’economia turistica con una differenziata, partendo dalla trasformazione di Marghera in centro di produzione di beni immateriali, di studio e ricerca sulle nuove tecnologie, sull’intelligenza artificiale, la biologia, la genetica, la robotica, l’università. Allora si avrebbero posti di lavoro anche per altri italiani ed europei e Venezia ritornerebbe a vivere con i suoi sestieri e i suoi abitanti. Ci sarebbero forse meno tassisti e meno lancioni ma tanta più bellezza e ricchezza.

Impossibile? Per i veneziani di oggi forse sì. Per quelli che un tempo erano guardati con invidia dal resto d’Europa e del mondo, forse una sfida da raccogliere, una battaglia da vincere.

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