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MC EWAN PARLA DI BREXIT – O DEL NOSTRO NORDEST?

MC EWAN PARLA DI BREXIT – O DEL NOSTRO NORDEST?

“Accecati dall’ignoranza e dal populismo”: è questo il giudizio dello scrittore Ian MacEwan  sugli elettori inglesi che hanno decretato l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.  E continua con un’analisi lucida e intelligente, che sembra finalmente rimettere le cose al posto giusto. Il suo articolo, comparso sul Guardian e ora tradotto sulla Repubblica di oggi 3 febbraio, raccoglie in modo così esemplare le ragioni del progresso, dell’amicizia fra i popoli e della vera economia mondiale, che mi pare importante riprodurlo qui per chi non l’avesse notato.

E aggiungo un’osservazione. Parlando dei mali della Gran Bretagna (quei mali che la Brexit dovrebbe curare) fa una lista fin troppo familiare a noi italiani: “la diseguaglianza di ricchezza, i problemi del servizio sanitario nazionale, gli squilibri fra Nord e Sud, la criminalità, il terrorismo, l’austerità, la crisi degli alloggi ecc.” I propagandisti della Brexit sono riusciti a persuadere i cittadini che quei mali fossero derivati in buona parte dall’appartenenza all’Europa.  Mac Ewan smonta facilmente quella propaganda.

E a proposito dell’agricoltura inglese (che si troverà a dover competere con quella americana senza il sostegno dell’Europa) offre una bella descrizione dei paesaggi rustici del futuro, tutti dedicati alla produzione: “andrete avanti per un mese a camminare in mezzo a un deserto di monocoltura, senza vedere neanche un fiore di campo… i nostri agricoltori dovranno dismettere le inefficienti siepi di arbusti, i filari di alberi, i margini di 3 metri fra un campo e l’altro, tutti pezzi da museo”.  I remainers, conclude lo scrittore, “si battono per un tipo di mondo più gentile”. Ma si sono lasciati sopraffare dalle grida, dall’odio, dagli egoismi, che hanno “accecato la ragione e ristretto le prospettive dei nostri figli”.

Un veneziano all’estero: andata, soggiorno e ritorno. Compratelo qui o leggetelo qui con molte più illustrazioni. Leggete qui una recensione sul “Gazzettino” di Venezia.

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